MANN in colours


MANN in colours è un progetto scientifico triennale realizzato dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in collaborazione con la National Taiwan Normal University di Taipei e condotto dall’archeologa Cristiana Barandoni: un viaggio alla riscoperta degli antichi colori delle opere esposte al museo. Il progetto lavora sulle tracce cromatiche, a volte impercettibili all’occhio umano ma ancora esistenti sulle sculture, e ha lo scopo di recuperare l’aspetto originale di queste ultime e rivoluzionare la loro percezione estetica da parte dei visitatori. Dal punto di vista scientifico, il progetto include analisi chimiche e fisiche su sculture selezionate della Collezione Farnese, consentendo di ricomporre i relativi set cromatici. Tutti i dati raccolti saranno sistematizzati in un database appositamente progettato, il primo database italiano sull’antica policromia finanziato da un museo italiano. L’archivio digitale non sarà dedicato solo a studiosi e ricercatori, ma anche a un pubblico meno esperto. Le prime statue ad essere studiate sono quelle della Collezione Farnese. A questo scopo, nella sezione Numismatica del museo, un team di archeologi e diagnosti, guidato dalla dott.ssa Barandoni ha intrapreso en plein air il proprio percorso di ricerca: in una vera e propria Expert Room il pubblico grazie alle spiegazioni degli esperti, ha potuto seguire le diverse fasi della ricerca e diventare protagonista di un originale viaggio di conoscenza. Le opere scelte per le analisi nella Expert Room sono: LA VENERE MARINA rinvenuta a Pompei nell’atrio della casa IX: è stata scelta per questo progetto perché presenta evidenti tracce di colore rosso e azzurro nel mantello. LA VENERE IN BIKINI proveniente anch’essa da Pompei, dalla casa di Maximus (successivamente rinominata Casa della venere in Bikini, in suo omaggio). La dea indossa un elegante bikini dorato ed è raffigurata mentre si slega un sandalo con fare sinuoso ed elegante. LA VENERE (tipo) LOVATELLI. Questa singolare scultura fu rinvenuta a Pompei nella casa di Diomede. Sinuosa e nuda fino alle gambe, recando nella mano sinistra il pomo del giudizio di Paride, presenta visibili tracce di policromia e fori ai lobi delle orecchie che secondo la moda dell’epoca dovevano ospitare orecchini dorati ai quali si affiancavano braccialetti ai polsi. Mentre il chitone era sicuramente bianco, l’hymation presenta ampie campiture di giallo che si alterna al verde del peplo. Dato che uno spostamento avrebbe potuto danneggiare le opere, si è preferito iniziare le indagini in situ attraverso un esame visivo, utilizzando il video-microscopio. Solo nel caso in cui sia emersa una prova reale e indiscutibile di traccia coloristica, sono state predisposte le indagini fisiche e di imaging tecnico con diversi tipi di radiazioni, come la fluorescenza ultravioletta (UV) e la visible-induced luminescence” (VIL), o anche indagini chimiche come XRF/XRD e la spettroscopia Raman, ispezioni indispensabili per riconoscere i pigmenti. È stata inoltre utilizzata una tecnica non distruttiva che preleva campioni microscopici per l’analisi delle sezioni sottili al microscopio. Tutti i dati vengono acquisiti per convergere in un database. Per la prima volta un museo nazionale italiano sostiene e finanzia un catalogo digitale a tema singolo, disponibile in due modi: il primo è un’area riservata a fini scientifici e accessibile solo agli studiosi; un secondo catalogo sarà disponibile al grande pubblico e conterrà una selezione di dati aperti e modulati con un linguaggio semplificato. Ogni opera d’arte esaminata sarà inserita con il suo numero di inventario e i dati relativi al materiale, le misure, lo stato di conservazione, i risultati dell’analisi della policromia, la bibliografia. Le sculture verranno inoltre sottoposte a una campagna fotografica e fotogrammetrica grazie alla quale potranno essere creati modelli 3D, disponibili per ulteriori ricerche scientifiche. Se le tracce di colore sono particolarmente manifeste, attraverso la realtà aumentata, si potrà provare a sostituirle con le policromie originali, quelle ovviamente verificate dall’analisi chimica. GALLERIA IMMAGINI Poi potremo prevedere un link al database e la possibilità di scaricare documentazione sullo studio o un link alla pubblicazione.